ENRICO BENETTON A CORLEONE - RIFLESSIONE

Dopo aver conseguito la laurea triennale in Relazioni Internazionali, diritti umani all’Università di Padova, avevo bisogno di nuovi stimoli e cercavo un grado di appagamento conoscitivo che quel percorso non mi aveva dato in pieno. Così dopo attente riflessioni su cosa fare del mio futuro, un po’ controcorrente ho deciso di continuare il mio percorso di studi, facendo qualcosa che mi piacesse davvero. Così da 2 anni sono iscritto al corso di laurea magistrale in Scienze criminologiche per l’investigazione e la sicurezza dell’Università Alma Mater Studiorum di Bologna; questo corso di studi multidisciplinare spazia da materie sociologiche a corsi di economia, dal diritto penale alla psicologia sociale e della devianza. Ed è proprio questo il tratto caratterizzante del corso, cioè la possibilità di avere una conoscenza diffusa di più tematiche. Tra tutte le materie proposte da questo corso di studio, una mi è piaciuta particolarmente, tant’è che ho scelto il su docente come relatore di tesi, ed è “sociologia e politica dei mercati illegali”. Il programma verte su 3 moduli: il primo sulla tratta degli esseri umani e le gravi forme di sfruttamento lavorativo, il secondo sui corporate crimes (crimini di impresa) e i crimini dei colletti bianchi e infine il terzo e ultimo modulo è dedicato allo studio dell’espansione delle mafie nel Nord Italia.  Proprio quest’ultimo argomento è stato quello che mi ha affascinato maggiormente, avendo sempre coltivato un interesse diffuso per le storie di mafia, che mi ha portato sin da ragazzo a leggere articoli e libri su un tema più specifico, quello dell’agromafia. È stato durante lo studio di questa materia che ho iniziato a cercare un modo che mi permettesse di indagare il fenomeno della filiera agroalimentare più da vicino. Così ho iniziato a cercare un ente dove poter fare un tirocinio curriculare, contattando varie associazioni e sindacati senza successo, soprattutto per problemi di burocrazia che hanno rallentato notevolmente il tentativo di trovare qualcuno disposto a prendermi a bordo. Poi, quando ormai avevo un po’ perso le speranze, ho trovato la disponibilità dei referenti della Fondazione Caponnetto in Veneto, a fornirmi le referenze e i contatti di un’associazione corleonese che si occupa di contrastare il saccheggio da parte di intermediari e propone come valida alternativa, la filiera corta. Così il 22 agosto sono partito verso la Sicilia, dove ad attendermi c’era l’associazione “Fior di Corleone”. Questa realtà, nata sotto la guida di Maurizio Pascucci, collaboratore della fondazione Caponnetto per i progetti sulla legalità e nota figura della lotta alla mafia, è composta da produttori agricoli e artigiani locali. L’idea portata avanti, è quella di applicare il metodo della filiera corta, ossia di ridurre le intermediazioni commerciali e il numero di passaggi produttivi, permettendo in questo modo un contatto più diretto tra produttore-consumatore. Inoltre, questa scelta etica, consente la tracciabilità in ognuna delle fasi di produzione del prodotto che arriverà poi sulle nostre tavole. Questo tipo di soluzione, portato avanti da Fior di Corleone, è anche legato al desiderio dei vari produttori di togliersi di dosso lo stigma che, l’essere abitante di Corleone comporta, facendo conoscere il frutto del lavoro onesto anche al di fuori del comune siciliano. Così facendo, l’associazione restituisce vita ad un tipo di commercio che consente ai consumatori di acquistare generi alimentari direttamente dai produttori, senza passare per l’intermediazione di soggetti che puntano ad arricchirsi a danno dei produttori come accade nel mercato della filiera lunga. Il bilancio a metà tirocinio è più che positivo: ho avuto modo di incontrare la maggior parte dei membri dell’associazione e la possibilità di lavorare a stretto contatto con loro, che mi ha consentito di capire l’impegno e la dedizione che ripongono in questa avventura. Parallelamente, soprattutto grazie al supporto della Camera del lavoro di Corleone, mi sto occupando di monitorare e analizzare il fenomeno dello sfruttamento dei braccianti, che affligge da tempo immemore molti territori della nostra penisola. In questo ambito, sono già state fatte delle giornate di sensibilizzazione sul tema grazie all’impegno della Flai di Palermo e del Sindacato di Strada, rivolte in particolare alle vittime di questo fenomeno e penso sia auspicabile dedicarne altrettante alla popolazione civile al fine di non nascondere la testa sotto la sabbia come si è fatto per troppo tempo permettendo la diffusione e il radicamento del fenomeno, che in alcuni casi e in altre realtà si è evoluto nel terribile fenomeno del caporalato.
                                             


In attesa di completare il mio percorso di tirocinio e sperando vi sia piaciuto questo resoconto vi do appuntamento al prossimo pezzo che sarà una panoramica più approfondita su tutta la mia permanenza qui



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