La meritocrazia: un problema italiano


La meritocrazia: un problema italiano


In Italia parlare di meritocrazia è oramai una sorta di esercizio stilistico. La parola e il concetto stesso sono talmente tanto abusati che, soprattutto quando la pronunciano i padroni del vapore, ossia i politici, il cittadino se ne ritrae disgustato. Questo che può apparire come un atteggiamento qualunqustico, non ha di qualunqustico proprio nulla, se non la superficialità della nostra classe politica nello screditare chiunque osi crticarla. Gli italiani non credono alla meritocrazia, specie quando viene menzionata dai politici, perché per essere un politico non serve una formazione specifica. Basta solo poter portare voti, farsi votare e tutto il resto viene posto in second'ordine. Tuttavia il problema della meritocrazia esiste, dura e perdura e viene vissuto sempre di più come un qualcosa di prioritario nella coscienza della pubblica opinione. Per questo sarebbe il caso che se ne discutesse liberamente, laicamente e, soprattutto, ascoltando la voce della popolazione, piuttosto che fare retorica dando la stura ai più vieti luoghi comuni, su di un problema che è, invece, esiziale per il benessere e lo sviluppo del Paese.

Angelo Ivan Leone

15.7.2020
Il quadro delle leggi si confà all'assetto burocratico, sempre poco chiaro,  degli Azzeccagarbugli di manzoniana memoria. La meritocrazia, da sempre decantata, in verità non è mai stata applicata correttamente nel nostro Paese. Bisognerebbe rieducare i nostri politici sempre più scadenti e poco meritevoli. Ma credo che la colpa sia sostanzialmente del popolo italiano, qualunquista e litigioso, opportunista e menefreghista.
Per anni mi sono battuta per un'Italia, più giusta e democratica, ora mi interesso di problematiche globali, in particolari della pace, vista l'inutilità di  quasi 50 anni di lavoro e di passione buttati alle ortiche. Inoltre, mi ritengo cittadina del mondo ed è bene che il nostro sguardo travalichi gli angusti confini nazionali e si spinga oltre, considerata altresì l'emergenza pandemica ed economica che stiamo vivendo.
Voglio qui condividere un mio articolo sulla meritocrazia, pubblicato su Linkedin. Credo che difficilmente si possa trovare una risposta seria all'annoso problema, mancando la volontà di fare autocritica:  i politici soprattutto dovrebbero essere selezionati secondo criteri meritocratici, invece di essere scelti in maniera di parte (amici degli amici). Chi giudica il giudice? Chi è super partes? Non siamo ai tempi della civiltà greca, ma in un caotico Medioevo tecnologico.
 https://www.linkedin.com/pulse/meritocrazia-allitaliana-franca-colozzo/
Franca Colozzo

14.7.2020
Caro Prof! La ringrazio sempre dei suoi articoli che forniscono spunti e suscitano riflessioni profonde. Per quanto mi riguarda mi è d’ispirazione spesso l’etimologia di un termine. Guadagno e merito. Il nòcciolo della questione, è tutto lì. E “smonta molto dei modelli blasonati e di tendenza ahimè che se la spopolano nel nostro Paese, facendoci dimenticare origini, cultura e varietà inestimabile e ineguagliabile di approcci, studio, tipici del nostro Paese. E non è fortunatamente un fenomeno puramente italiano. Se merito dipende dalla presentazione di certificati, ciò non garantisce quel quid che fa la differenza. Se dipende da doti naturali, o socio-familiari, il trattenerli per se, senza condividerli, nel quotidiano e nel professionale, rimangano doni/ doti sterili, erudizione, elocubrazioni virtuose ma pur sempre solo personali. Se si utilizzano per il solo proprio tornaconto, e la mia non è retorica nè ricerca utopistica, usiamo un termine “attuale”, non si costruiscono ponti ma si distruggono, e non ne soffre la sola umanità/ società di appartenenza, ma l’eco è più amplia. Qui mi ricollego all’equazione di Young m=IQ+E, nella quale si cita impegno, talento, capacità naturali e acquisite, sentimenti morali, riconoscimento sociale. Facendo entrare in campo la “simpatetica corrispondenza di Smith! Fintanto che si cercherà la meritocrazia piuttosto che la meritorietà, si inevitabilmente scadrà nella tecnocrazia oligarchica Aristoteliana. Bisognerebbe considerare allora più la Meritorietà, che fa propria la distinzione tra merito come criterio di selezione e attribuzione del potere tra persone e gruppi, e merito come criterio di verifica di una abilità o di un risultato conseguito. Non fare del merito un potere; non della ricerca dell’uno o dell’altro un’ossessione, nè la affidarsi alla convinzione che risolvano il tutto. Questo vale per i politici. Per qualunque selezione. Qualsiasi ambito. Come al solito in medio stat virtus!
Simona Orlando


Commenti

  1. Pienamente d'accordo il concetto di meritocrazia è stato offuscato da altri concetti poco chiari e spesso giochi di poteri forti. Anche nella scuola il bonus per la meritocrazia veniva assegnato alle persone che il Dirigente designata senza alcun criterio oggettivo. Meritocratico non è mai stato il bravo docente che svolgeva la sua attività in modo professionale, ma chi a suo parere aveva dato cobtributi a livello territoriale oltre che magari politico. Questa è meritocrazia? Non saprei a

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