Più che il Titanic la Bismarck di Angelo Ivan Leone

 



Quel che è accaduto non è colpa di qualcuno, ma responsabilità di tanti. Responsabilità di personalità politiche in cerca di visibilità, del governo che ha perso, specie nell'ultimo periodo forza e credibilità e delle stesse opposizioni che non sono andate oltre il grido di "Al voto, al voto!" non toccando mai palla e ricordando quel tristo presule che dinanzi al malato quasi gioiva dicendo "Si agonizza, eh? Si agonizza?!". Ma perché la classe politica si è prestata a tutto questo? Qualcuno dirà la sindrome del Titanic, a me più che il Titanic ricorda un altra la nave: la Bismarck. La nave che doveva fare strame degli inglesi e che invece fu immobilizzata da un solo siluro. Allo stesso modo questo governo e questa classe politica rischiano di essere spazzati dalla storia per una semplice crisi parlamentare che ne ha svelato tutte le meschinità.

Adesso abbiamo finito di agonizzare e siamo stati, come è giusto e sacrosanto che sia, commissariati. Si può ringraziare il cielo di avere un Presidente della Repubblica come quello che abbiamo, figlio di una classe dirigente certamente migliore, ci vuol pochissimo d'altronde, di quella che abbiamo. Infine ringraziamo per avere la riserva della Repubblica: Mario Draghi.

Commenti

  1. Un'analisi lucida che rileva lo squallore culturale e sociale in cui siamo immersi. Quando la cultura viene relegata ad un ruolo subalterno e non si opta per una classe politica preparata, ma di una sorta di Armata Brancaleone, succede questo. Scheletri nell'armadio li avevano anche le passate classi politiche, errori sono stati commessi, ma mai ci si è trovati di fronte ad atteggiamenti di isteria infantile come quelli cui, malgrado tanta sofferenza del paese, noi italiani siamo stati sottoposti. Infantilismo di base e pochezza spirituale a fronte dei soldi ingiustamente guadagnati, troppi e inadeguati allo spessore culturale dei tanti parlamentari votati spesso "random".
    Spero solo che da questo calderone di azzuffate scandalose, si levino le poche voci autorevoli rimaste salde ad una preparazione di base: quella del presidente Mattarella e di Draghi. Possa quest'ultimo essere in grado di ricucire un tessuto già fin troppo lacerato. Il resto è un pianto cosmico ed uno spettacolo indecoroso. Gridare al voto è come gridare al nulla che ci circonda. per fare cosa? A pare mio, per mettere le mani sui soldi che l'Europa ci ha prestato. Solo questo mi viene da pensare, altre risposte non riesco a trovare nell'attuale situazione di estrema lacerazione che sta vivendo l'Italia da circa un anno.

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    1. Concordo; tanto i politici precedenti (che hanno governato assai male dal 1947 in poi) quanto quelli attuali non sono all'altezza del loro compito.
      I cittadini hanno provato a cambiare, ma si sono ritrovati punto ed a capo mentre i politici di qualsivoglia schieramento di cambiare (in meglio si intende) non ci pensano affatto.
      Adesso, provvisoriamente, Draghi .... e poi?
      Di nuovo il nulla e dovremo votare ancora una volta per qualche signor nulla nella speranza che sia meno peggio del nulla scritto nella lista a fianco.

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  2. Concordo solo in parte con la tua analisi. Ci sono stati dei grandi e illuminati politici, ma non rappresentavano la maggioranza o non erano così numerosi da incidere sulla situazione politica generale. Io credo molto nel popolo che democraticamente esprime nelle urne la sua volontà, per cui un governo non è altro che l'espressione del popolo stesso. Ora, se il popolo non è in grado di esprimere un giudizio equilibrato, facendosi illudere dagli eterni giocolieri di turno, è ovvio che la politica ne soffra. Per questo, l'istruzione gioca un ruolo fondamentale ed è importante che i giovani siano meno distratti dai telefonini e più attenti allo studio. Uno non vale uno, un uomo istruito vale dieci uomini ignoranti e forse più. Questo ci hanno insegnato la storia passata, dagli antichi greci ai romani, e quella più recente. Speriamo solo che dopo l'intervento di Draghi esca un politico illuminato espressione del popolo. Ma se in Italia non c'è meritocrazia e si studia sempre di meno, è molto difficile che ciò avvenga.

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