Una lettura del Divo (Angelo Ivan Leone) di Simona Orlando
Grazie professore! Articoli sempre stimolanti. Impossibile passare oltre. Da cinefila, film straordinario, tecnicamente parlando, sotto tutti gli aspetti. Regia, fotografia, trama, atmosfere, ambientazioni, interpretazione del peotagonista. Attore non incondizionatamente applaudito dalla sottoscritta solo perchè Servillo, ma lo ammetto MAGISTRALE, in questo ruolo. Dà “corpo” sicuramente all’UOMO POLITICO! Ma ancora di più all’UOMO. L’errore che giustamente commettiamo -perchè le aspettative di un voto, la funzione pubblica che affidiamo, il senso e dovere civico da attuare in ogni legiferazione e dibattito politico è fondamentale- è volerli EROI. Imbattibili, super partes, scevri da condizionamenti e votati solo e soltanto a... tanti i dubbi, le incertezze sul politico. Risposte non ancora trovate a drammi, fatti storici che hanno toccato, sconvolto, piagato l’Italia, tutta. Ma forse perchè ci metto, come spesso capita, il “personale”, in tutto quello che faccio, lo considero, nonostante tutto uno zio. Ero piccola e già era lì. Crescendo, formandomi, era sempre lì. Ora non c’è più. E me ne dispiace. Il film, come il suo delicato articolo, esimio Professore- rendono omaggio all’Uomo. Di cultura, di alta preparazione, di fede, di esperienza, di ironia. Il noir delle scene che si susseguino, evidenzia lo “struggimento”, anche fisico, la sua gobba, e non credo di essere nè superficiale nè un’inguaribile ottimista, di un uomo, che ha condotto l’italia per 50 anni se non di più. Ha portato, ha servito, ha agito, (forse diretto responsabile/ artefice?...si è innocenti fino a prova contraria, recita il codice, se mai questa prova si troverà) attraverso anni impegnativi. Come giustamente afferma l’autrice del commento precedente, tirato i fili di burattini nei suoi diversi mandati? Non ci è dato saperlo. Ma era umano! E rimpiango lui e la classe politica di quei tempi. Quando tutte dialogavano, secondo le più alte regole del rispetto di un pensiero altrui anche se diverso. Del Fair Play! Ci si confrontava, nelle sedi “legali”, direbbe qualcuno, non con moderni tweet, ossessionanti accaparramenti di follower, clamori di social. Era agire pratico, non virtuale! Forse ai più non è neanche nota la patologia di cui soffriva che lo portava a dormire poche ore, se non per niente. Encefalopatia a grappoli. Impossibile da sopportare. Iperattività continua del cervello. Allora lascio a lui il riposo eterno che ha raggiunto. La quiete del dove è ora. La coscienza del suo operato. Umilmente, davanti ad un personaggio del genere, l’ambiguità credo sia l’aspetto minoritario. Mi preoccupo di più del presente, anche se, proprio ispirata dal suddetto, fiducia, speranza, coerenza e tenacia del mio pensiero, non mi stancherò mai di metterli in opera.
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