LO STATO DELLE TOSSICODIPENDENZE. RIPENSARE E RIPROGETTARE di Giuseppe Lumia


Sia le Dipendenze da sostanza che quelle comportamentali crescono e continuano a consumare drammi esistenziali e a spezzare il cammino di tante vite umane e a tirare dentro sempre più giovani.

Solo poche settimane fa ho partecipato ad un importante incontro degli operatori pubblici che operano nei Sert.
https://ilrossotulipano.blogspot.com/2019/05/il-contesto-delle-dipendenze-limpegno.html

Più di recente, pochi giorni  fa, ho partecipato ad un altro importante Incontro Nazionale, ospite a Bagheria della Casa dei Giovani, organizzato dall’INTERCEAR guidato da Biagio Sciortino, che ha saputo mettere insieme Regione per Regione le Comunità Terapeutiche e i Servizi di Prossimità di diversa ispirazione e metodologia di impegno.

Incontro a cui hanno partecipato anche i responsabili della rete dei Servi Pubblici delle FEDERSERT e della SITD e i responsabili del Privato Sociale del CNCA e della FICT.

Tutti insieme per un confronto serrato e collaborativo sulla condizione delle Dipendenze, vecchie e nuove, e sulle scelte che oggi lo Stato è chiamato a fare...

Sono stato chiamato anche in questa preziosa iniziativa a fare il punto dell’applicazione della Legge Lumia, la 45/99, stavolta con lo sguardo un po’ più rivolto al  versante delle Comunità Terapeutiche e dei Servizi di Prossimità.


In sintesi: la situazione della diffusione delle Dipendenze è realmente drammatica. Se ne parla poco e male... In Italia comunque, e positivamente, abbiamo la migliore rete dei Servizi sia nel Pubblico che nel Privato Sociale che va tuttavia rilanciata e potenziata prima che sia troppo tardi.

Ecco,  per chi volesse approfondire, la mia Relazione scritta del mio contributo.
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PRIMI PASSI VERSO LA CONFERENZA NAZIONALE: QUALI ATTENZIONI
DELLO STATO PER LE DIPENDENZE

INTERCEAR – Bagheria 31 maggio 2019

Relazione di Giuseppe Lumia



Vorrei  trasmetterVi un  ringraziamento particolare facendo rilevare che con l’attività dell’INTERCEAR avete saputo fare tre cose di estrema qualità, da collocare al top delle eccellenze :

1. Avete abbattuto steccati storici, steccati tra comunità e comunità  terapeutiche, tra comunità che appartengono ad una rete e quelle che appartengono ad altra rete spesso contro l’altra armata, tra le comunità del nord e quelle del sud. Tra Comunità e gli altri importanti Servizi di Prossimità. Tra Comunità e i decisivi servizi pubblici dei SERT. In una società degli steccati state lavorando in controtendenza e con uno stile ammirevole ed esemplare.
2. Avete  fatto Vostra  la sfida della qualità, una sfida che abbiamo pensato e  vissuto insieme con la legge Lumia del ‘99, quando ancora al Vostro interno vi erano anche perplessità e resistenze. La capacità professionale non è più vista in contrapposizione con la dimensione etico-motivazionale. Avete dimostrato nell’impegno quotidiano che questi due aspetti sono 2 facce della  stessa medaglia, l’una nutre l’altra. Anche questa disponibilità è oggi una bella risorsa per il cammino che l’intera società deve compiere per non perdersi in contraddizioni e disuguaglianze e ingiustizie.
3. Avete creato una vasta rete organizzativa che è un valore in sè perché supera la frammentazione e Vi rende soggetti autonomi  di autorappresentanza, capaci di avere così un confronto libero, trasparente e progettuale con le istituzioni ai vari livelli in una dimensione che dà al Paese una visione unitaria in cui le differenze territoriali sono vere e proprie ricchezze che non scadono in localismi gretti  e inconcludenti.

Ecco spiegato il senso più profondo del mio sentito grazie attraverso di Voi alle Comunità Terapeutiche e ai Servizi di Prossimità espressione di una stima per il duro lavoro che avete svolto e segno della  crescita in qualità e progettualità che avete saputo maturare.

Il cammino è ancora lungo, sarà travagliato e pieno di insidie. Ma non si deve  partire da zero, semmai bisogna ripensare e riprogettare alla luce della elaborazione di una sorta di memoria condivisa che potrà risultare una vera e propria risorsa dinamica e progettuale per affrontare al meglio le sfide che ancora sono presenti nel variegato e complesso mondo delle dipendenze, sia da sostanze che comportamentali.

Sappiamo bene che il contesto delle dipendenze rimane drammatico, mantiene fermi alcuni tratti dominanti, nello stesso tempo si evolve e si amplia.

1) Le vecchie sostanze non sono venute meno, basti pensare all’eroina che mantiene una sua rilevanza nei consumi al punto da ritornare a dilaniare la vita di molte persone di qualunque età soprattutto nei quartieri più degradati delle nostre città,  prive oramai di respiro ed energia sociale e di fervore culturale e politico nel dedicarsi alla riqualificazione urbana e sociale delle sue realtà più marginali...

2) La cocaina mantiene la sua triste caratteristica di sostanza ad uso delle fasce sociali più professionali che si lasciano andare con troppa facilità ad un consumo che non si arresta ma semmai si amplia  con un  portato sempre  devastante sul piano della salute  degli assuntori e con dei danni correlati alle relazioni familiari, sociali e lavorative...

3) Le stesse droghe una volta chiamate leggere come la marijuana   e l’hashish  si espandono e mantengono vasti consumi tra i giovani con la novità,  che oramai si registra da anni,  di un aumento continuo dei livelli dei “principi attivi” che ne elevano la capacità di colpire e danneggiare i sistemi neuro vegetativi e comportamentali...

4) Le cosiddette nuove droghe sintetiche nelle sue diverse e sempre più numerose composizioni inondano il mercato del consumo di sostanze raggiungendo capillarmente il mondo giovanile e i luoghi di intrattenimento e di svago senza che si abbia ancora  una chiara percezione dei danni che procurano alla salute...

5) I consumatori smodati di alcool e i cosiddetti “poliassuntori” di sostanze stanno diventando una realtà diffusa con cui bisogna fare i conti consapevoli che non si  intravedono segni di allentamento, anzi la “dipendenza multipla” si amplia e si diffonde lungo la scia del mercato delle sostanze...

6) Le dipendenze comportamentali sono una diffusa realtà.  La scienza medica le ha ben studiate e classificate nei suoi risvolti dannosi per la salute di chi si lascia travolgere, ad esempio,   dal gioco d’azzardo e da altri disturbi legati alla lesione del proprio corpo e della propria psiche...

In questo documentato e ben monitorato contesto delle dipendenze su cui lavorate da decenni le mafie, le organizzazioni criminali e le stesse realtà terroristiche lucrano e capitalizzano affari da capogiro condizionando intere filiere dell’economia anche legale e la stessa vita istituzionale di interi Paesi facendo capolino nei più svariati teatri di guerra e di conflitti ancora aperti nella ancora sregolata e ingiusta globalizzazione...

Che fare? Come reagire? Che visione e progettualità coltivare e organizzare?

Intanto non vanno disperse anzi bisogna far tesoro delle consapevolezze maturate alla luce del cammino che avete già compiuto:

1) Nel tunnel delle dipendenze si entra purtroppo da diversi percorsi esistenziali e sociali e ci si può curare e guarire ricorrendo a diversi approcci terapeutici... In sostanza non c’è una “messianica” o “dominante” via di entrata e una obbligata via d’uscita alle dipendenze. Riconoscere il pluralismo e la personalizzazione di diagnosi e cura rende più maturo e rigoroso il cammino terapeutico che di volta in volta bisogna impostare e compiere...

2) La definizione chiave che pertanto bisogna sempre più utilizzare per affrontare correttamente le sfide aperte delle dipendenze è “integrazione progettuale”. Integrazione progettuale tra i vari percorsi terapeutici, tra gli approcci farmacologici e quelli psico-terapeutici, tra pubblico e privato sociale, tra le diverse professionalità, tra famiglie e territori, tra le varie strategie di prevenzione, cura e riabilitazione. Nell’ integrazione progettuale si ottengono elevati successi mentre nelle soluzioni unilaterali si consumano ricadute, fallimenti e imposture...

Siamo a vent’anni dall’ approvazione delle Legge 45/99 che ancora oggi viene comunemente identificata con il mio nome.

Di recente mi sono chiesto cosa rimane valido e da proteggere e custodire della legge che ha costituito una sorte di spartiacque sia per i Sert che per le Comunità Terapeutiche. Alcuni punti di riflessione e di condivisione:

Cosa tuttavia dobbiamo rilanciare e migliorare? Alcuni aspetti di larga convergenza che devono impegnare lo Stato con serietà e operatività:

1) Le risorse finanziarie. Avanzo una proposta semplice e allo stesso tempo risolutiva: bisogna destinare ai servizi del pubblico,  con in testa i SERT, e del privato sociale, con in testa le Comunità Terapeutiche e i servizi di Prossimità, il 30% delle somme sequestrate o confiscate nell’ambito della lotta ai trafficanti di droga. Occorre infatti  reinvestire  nelle dipendenze  e rilanciare in questo modo la funzione e il ruolo sia delle Comunità Terapeutiche sia dei servizi di Prossimità che della rete dei SERT pubblici. Bisogna finalmente prevedere un parametro unico di retta nazionale e riconoscere e sostenere economicamente la presa in carico della “doppia diagnosi. Dobbiamo evitare che ogni Regione vada per conto proprio e nella stessa Europa si vada avanti senza le necessarie convergenze, tenuto conto che l’esperienza italiana è ritenuta tra le migliori del mondo.

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2) Le risorse umane. Nella Legge 45/’99 si fece un investimento senza precedenti sugli operatori inserendo e stabilizzando nei SERT e nelle Comunità migliaia e migliaia di professionisti che hanno consentito la capillarizzazione degli interventi con un salto di qualità esemplare anche a livello internazionale. Adesso molte di quelle personalità stanno andando in pensione per cui è più che mai necessario revitalizzare la rete del pubblico e privato sociale con l’innesto di  nuove professionalità e con una programmazione che consenta il passaggio generazionale ed esperienziale. Senza una scelta di una vasta portata sulle risorse umane so rischia di procurare danni irreparabili e di arretrare dopo aver conquistato mete fino a pochi anni fa impensabili.


3) L’Alta Integrazione tra i Sert, le Comunità Terapeutiche e i Servizi di Prossimità sarebbe la migliore risposta per personalizzare nel modo più adeguato i percorsi terapeutici e mantenere il passo dei continui  cambiamenti che si presentano nelle dipendenze soprattutto in relazione all’universo giovanile.


4) Investire sul lavoro. È una dimensione decisiva del percorso terapeutico e della fase delicata del reinserimento nella famiglia e nella società. È necessario prevedere borse lavoro  e incentivi speciali per le attività produttive che già si svolgono nelle Comunità e a sostegno delle imprese esterne che partecipano ai progetti di reinserimento.


5) Più presenza per curare e aprire le carceri alla lotta alle dipendenze. Partecipare con più risorse e con più ruolo alla condizione delle dipendenze nelle carceri facilitando la presa in carico finanziariamente dei tossicodipendenti che intendano seguire il loro cammino terapeutico presso le Comunità come la legge attualmente prevede.


Chiediamoci anche come avviare un percorso di dialogo e di confronto con le Istituzioni di Governo, il Parlamento, i soggetti sociali e politici. Alcune idee:

1) Elaborare una sorte di Manifesto/Piano d’Azione condiviso da tutti i soggetti organizzati dei Sert, delle Comunità Terapeutiche, dei Servizi di Prossimità...

2) Elaborare e presentare al Parlamento Italiano una Proposta di Legge ad integrazione e rilancio delle Legge 45/99, naturalmente frutto di un lavoro condiviso e partecipato...

3) È importante e decisivo che la prossima Conferenza Nazionale sulle dipendenze si concentri esclusivamente sulla rete dei servizi pubblici e del privato sociale, e non si  faccia l’errore di riproporre le antiche divisioni e i vecchi dibattiti ideologici che rischiano di compromettere e depistare dal lavoro che ci attende.

Rimane aperto e da risolvere il tipo di comunicazione pubblica che bisogna utilizzare per rilanciare nell’opinione pubblica una corretta conoscenza e una chiamata generale ad una partecipazione condivisa.

Nei decenni trascorsi a trattare delle dipendenze nei rotocalchi e nelle trasmissioni di punta delle TV venivano chiamati spesso dei leader senza una reale conoscenza del fenomeno. Si finiva  così per farne un uso strumentale ed elettorale. Lo scontro era per lo più ideologico o astratto e generico: lo scenario comunicativo si caratterizzava per il prevalere di insulti e aggressioni verbali riducendo tutto ai temi della repressione o della legalizzazione producendo un conflitto sterile a “somma zero”.

Oggi ci troviamo di fronte una reazione  opposta: è calato una specie di silenzio assordante sulle dipendenze, ogni tanto rotto da notizie sensazionalistiche che bucano lo schermo per pochissimo tempo per poi così  rientrare nel silenzio più inquietante.

Bisogna pertanto anche sulla comunicazione pubblica cambiare passo senza rimpiangere i tempi dello scontro sterile e senza rassegnarsi all’attuale silenzio omertoso.

La comunicazione di qualità e responsabile deve essere messa nelle mani di chi ha maturato conoscenze sul campo, elaborato saperi rigorosi ed esperienze collaudate. Bisogna chiedere alla comunicazione pubblica di trattare ampiamente delle dipendenze, di parlarne bene con competenza ed onestà intellettuale.

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