Bruto: eroe o parricida? Di Angelo Ivan Leone


Ci sono delle figure nella storia che, ancora oggi, a distanza di duemila anni, non cessano di fare interrogare sulla loro persona. Questi è sicuramente il caso di Bruro che, con il suo assassinio di Cesare, è ancora oggi da stabilire se fosse un eroe delle libertà repubblicane o uno spietato parricida del proprio benefattore e, molto probabilmente, padre naturale. Cesare, infatti, era stato l'amante della madre di Bruto nonché della sorella, sempre di Bruto si capisce. Effettivamente Cesare, che i suoi soldati schermivano chiamandolo: il marito di tutte le mogli e la moglie di tutte i mariti, per via della sua nota bisessualità, non si faceva mancare nulla, ben prima dell'avvento di Cleopatra. La regina e meretrice d'Egitto che avrebbe fatto scuola fino ai nostri giorni, nostri giorni compresi. Tornando a Bruto egli volle davvero rifondare con il suo assassinio le libertà repubblicane? E che tipo di libertà erano queste ultime, se non la libertà di una ristretta minoranza di governare e abusare di tutti i frutti dell'impero. Il caso Verre era lì a dimostrare la rapacità della classe dirigente romana, che riscontrava al suo interno un vasto campionario di ladri, parassiti e truffatori, qualcuno potrebbe sostenere che sembra si stia parlando di tutt'altra classe dirigente e che sembra storia di oggi. Non sembra, lo è.

Come si vede Vico non aveva tutti i torti sui corsi e ricorsi della storia. Bruto, invece, con il suo assassinio ha forse ammazzato un uomo che, oltre ad essere suo padre, aveva tentato di instaurare un regime molto più giusto socialmente parlando di quello anacronistico che lo stesso Bruto voleva restaurare e che con Augusto, figlio adottivo di Cesare e fondatore dell'impero, troverà la sua definitiva fondazione. 




"Qui pugnalò Bruto, il beneamato.
E quando Bruto estrasse il suo coltello maledetto il sangue di Cesare lo inseguì vedete, si affacciò fin sull’uscio come per sincerarsi che proprio lui, Bruto avesse così brutalmente bussato alla sua porta.
Bruto, l’angelo di Cesare.
Fu allora che il potente cuore si spezzò e con il volto coperto dal mantello, il grande Cesare cadde."

William Shakespeare, Cesare.

Commenti

  1. Provocatoriamente: e se non si fosse trattato di nessun nobile intento, ma semplicemente di un bieco calcolo di soldi e potere?

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  2. Credo che, al di là di tutte le possibili considerazioni, fosse semplicemente un ingrato. In fondo Cesare era suo padre adottivo. "Tu quoque, Brute, fili mi!" è rimasta una frase scolpita nella mia memoria dai tempi della scuola media.
    Una riflessione, poi, che mi sorge spontanea è la seguente: la rapacità della classe dirigente romana pare che sia rimasta inalterata nel corso dei millenni.

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