Un miraggio mistico di Angelo Ivan Leone

 





Ci sono poche letterature al mondo in grado di, non dico fare concorrenza, ma almeno tenere il passo con la letteratura italiana. Una tra queste è sicuramente la letteratura russa. La storia della sua grandezza è scritta negli stessi nomi che si sono imposti al mondo con la forza delle loro opere.

Da Gogol con il suo realismo e la sua mistica patria ben presente in capolavori come "Taras Bul'ba" a Dostoevskij con le sue gemme "Delitto e castigo" e "l'idiota", che sosteneva che tutti siamo usciti dal "cappotto" di Gogol, a Tolstoj con il suo leggendario "Guerra e Pace" e "Anna Karenina" a Cechov con le sue opere teatrali "Ivanov" e "La steppa". Per finire con le opere dei poeti come Mandel Stam, Majakovskij e i grandi narratori del Novecento russo: Vladimir Nabokov con la sua "Lolita", Pasternak con il "Dottor Zivago" e Solzenicyn e il suo tremendo e vero "Arcipelago Gulag"

A tutta questa schiera di immensi poeti, romanzieri e drammaturghi, c'è da aggiungere e da inserire come capitolo a parte, un nome, quello di: Aleksandr Sergevic Puskin.

Nella letteratura russa, infatti, si può distinguere un prima di Puskin e un dopo Puskin e, poi, naturalmente c'è lui: Puskin, l'unico e solo.

Talmente grande e titanico da essere quello che Manzoni è stato in Italia e Hugo in Francia. Non solo un grandissimo letterato, romanziere, intellettuale, poeta e uomo di pensiero. Ma qualcosa di più e di unico: la coscienza della propria patria.

Di lui restano immortali i saggi, le opere teatrali, quelle narrative in prosa, le fiabe e i racconti in versi e le poesie.

In versi Puskin scrisse quello che è per me il suo romanzo più bello: l'Eugenio Onegin.

In questo romanzo c'è tutto quello che può fare innamorare della letteratura russa: una sorta di trascendenza, di miraggio mistico e di grandezza impareggiabile. Si narra che quando Puskin lo stava scrivendo rispose ad un amico "sto scrivendo non un romanzo, ma un romanzo in versi, differenza diabolica".

Fu talmente grande che fu messo in musica e portato in teatro, ed infine al cinema, dove ancora oggi lo si può ammirare. Un qualcosa di eterno. Un capolavoro immortale.

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