IL CUOCO DI SALÒ DI ANGELO IVAN LEONE




In questa lirica De Gregori ci parla di una persona che la storia, quella con la S maiuscola, spesso erroneamente nemmeno considera. Un cuoco a Salò dove si consumò il dramma di una intera generazione. C'era la guerra civile: italiani contro altri italiani. Famiglie lacerate, divise. Gli stranieri che calpestavano, stupravano e uccidevano i figli e le figlie d'Italia. C'erano le marocchinate, le rappresaglie dei tedeschi, le squadre nere di Pavolini, i titini che uccidevano gli italiani, non in quanto fascisti, ma in quanto italiani, i comunisti di Porzus, in questa strage fatta da partigiani contro altri partigiani solo perchè non comunisti, perse la vita lo zio del cantante. C'era il re che scappava da Roma a Pescara e da Pescara a Brinidisi con una fuga che non si saprà mai se concordata o meno con i tedeschi, c'era Mussolini,spettro di se stesso, chiuso a Salò che disse: "Io sono soltanto un podestà come gli altri" tanto era cosciente di non contare più nulla, per poi morire trucidato e appeso a Piazzale Loreto in quella scena di "macelleria messicana" assieme alla sua amante che venne ammazzata e che quando disse "non ho le mutandine" si sentì rispondere dal fucilatore "colonnello Valerio" "Tanto puoi farne a meno, tu che ne hai fatto a meno per tutta la vita". E in tutto questo delirio di sangue c'era anche lui, e milioni come lui: il cuoco di Salò. 

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