Sedicenne uccisa dall’ecstasy. Non possiamo passarci sopra DI GIUSEPPE LUMIA

Non possiamo passarci sopra. Una ragazza a soli 16 anni è morta per aver ingerito l’ecstasy, la famosa pillola da sballo piena di devastanti sostanze chimiche. Un cocktail micidiale che gira in tante forme e miscele e che si trova facilmente nei nostri locali e discoteche. Far finta di niente non è una buona soluzione. Bisogna fare qualcosa, almeno provarci con rigore e serietà. Elenco alcuni punti frutto della mia esperienza sia nel settore della lotta alle tossicodipendenze, maturata prima come presidente del Movimento del volontariato italiano e come legislatore, poi in quella più nota dell’antimafia. Bisogna comporre squadre di giovani investigatori che a tappeto si intrufolino in tutti i locali italiani per controllare il rispetto delle regole nella somministrazione di alcolici e nell’uso dei vari tipi di sostanze stupefacenti, in particolare da parte dei minorenni su cui la tutela deve essere assoluta e radicale. Prevedere una sorta di lista dei locali che si impegnano a rispettare tali regole con incentivi e premialità, come pure colpire con sanzioni severe i responsabili di eventuali violazioni. Per i trasgressori la pena delle pene non solo dev’essere il ritiro della licenza e l’impossibilità a trasferirla ad affini e parenti, ma soprattutto l’applicazione di misure patrimoniali, come il sequestro e la confisca, in modo da creare un deterrente altrettanto micidiale. Potenziare su larga scala i servizi pubblici organizzati nei cosiddetti Sert e i servizi del privato sociale strutturati nelle note comunità terapeutiche. È ormai maturo il tempo per reinvestire in questi campi con politiche moderne e di alta integrazione, di prevenzione e di cura, tenuto conto che abbiamo operatori ed esperienze così qualificati da far fare un salto di qualità al nostro sistema di prevenzione, cura e reinserimento. Il lavoro culturale ed educativo nelle scuole e nelle famiglie va ripreso. Bisogna crederci anche se è un lavoro di lunga lena, che solo in apparenza non dà risultati ma che rappresenta l’investimento più fecondo e intelligente. È un lavoro da strutturare con progetti-obiettivo e con costanza e professionalità. Per i maggiorenni che consumano sostanze stupefacenti bisogna mettere a fuoco una diversificata strategia contro la droga che non deve escludere la cosiddetta e tanto discussa legalizzazione per quel tipo di sostanze su cui da anni si discute. É una riflessione e un impegno che deve avere come mira la riduzione, comunque, dei consumi di droga e, perché no, la responsabilizzazione della persona affinchè si rechi in farmacia per avere un contatto alla luce del sole con medici e persone esperte che possano orientare al minor danno e alla stessa scelta di non consumare droga. Tale strategia deve anche servire a stroncare il giro di affari illegali e mafiosi del narcotraffico. Allargare il campo e lo sguardo nella lotta alle mafie su scala mondiale. Oggi siamo in grado, attraverso la via satellitare, di conoscere i luoghi della coltivazione e quindi di poter organizzare le riconversioni agricole in grado di dare un certo reddito e stroncare all’origine la convenienza delle coltivazioni di droga. Così anche per le pasticche in questione sappiamo che hanno bisogno di componenti chimiche, per cui debbono essere controllati, numerati e tracciati tutti i laboratori e le industrie che producono la materia prima da cui nasce poi la pillola della morte. In questo modo potremmo isolare e, attraverso la tracciabilità della materia prima, raggiungere i laboratori clandestini per provare ad ottenere dei risultati più consistenti di quelli che fino ad ora siamo riusciti a raggiungere. Al di là naturalmente di questi punti e di altri che potrebbero essere messi a fuoco, rimane aperta la questione di fondo: questo modello di società così consumistico ed individualistico va messo in discussione. Ritornare indietro non si può in una nostalgica e mitica società del passato, ma neppure possiamo arrenderci all’esistente dove i vuoti educativi si miscelano ai grandi affari e ai grandi interessi di quel modello di globalizzazione che ha reso tutti consumatori di qualcosa, compreso ogni tipo di droga. Giuseppe Lumia

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