LETTERA APERTA AL SINDACO DI ROMA di Claudio Loiodice

Lettera aperta al Sindaco Ignazio Marino Carissimo Sig.Sindaco, Nella giornata di venerdì 12 luglio scorso mi sono recato a Roma per un importante incontro presso il Senato della Repubblica, invitato dal Senatore Mario Michele Giarrusso. Ritornare a Roma per me è come tornare a casa; anche se non sono romano sento una particolare attrazione per la vostra città, la nostra capitale, che credo sia la più bella del mondo. Premetto che la mia esperienza mi ha portato a visitare moltissime città in tutto il mondo e a vivere in diverse città, in particolare a Parigi e a Londra, dove attualmente risiedo e lavoro. In Italia, a Torino, dove continua a vivere la mia famiglia e dove ho uno studio, passo quasi la metà della mia vita. La mia visita a Roma è stata fugace, arrivo alle 10 del mattino e partenza alle 17, il tempo necessario però per accorgermi che la qualità della vita, in relazione soprattutto alla mobilità e alla sicurezza, non è migliorata, anzi ritengo sia sensibilmente peggiorata. Dopo l'appuntamento istituzionale e un veloce pranzo in uno degli angoli più fantastici del mondo, nonostante il caldo, decido di passeggiare fino a piazza di Spagna, da dove poi prendere la metro e raggiungere Termini. L'enormità dei magnifici e stupendi palazzi e monumenti valgono senza dubbio la pena di trascinare la mia cartella e sudare sotto il vestito "d'ordinanza". Mentre cammino mi imbatto in una famiglia statunitense che si ferma estasiata davanti ad un palazzo nei pressi di via Condotti. Per noi un palazzo normalissimo, seppur stupendo, ma normale perché di palazzi del genere ne abbiamo per fortuna in quantità e non soltanto a Roma. I turisti estraggono una macchina fotografica e puntano l'obiettivo verso uno stemma in marmo che campeggia sull'angolo del palazzo. Mi fermo ad osservarli e non posso far a meno di iniziare a ragionare sulla differenza tra quei turisti ed i visitatori che incontro ogni giorno su Kings Road o Brompton Road; tra le strade di Chelsea o di Westminster. Londra è una bellissima città ma, a parte i giapponesi che fotografano tutto, persino i tombini, il turista punta la sua macchina fotografica ovviamente verso i simboli della città, che sono anche lì molti, ma preferisce affrettarsi per raggiungere Harrods, Oxford Street o Bond Street. Credo che per la maggior parte dei casi la tipologia dei turisti non sia differente, penso invece che siano differenti le prospettive che il turista si pone in base alle attrattive che la città offre. Roma offre un museo a cielo aperto; Londra, pure essendo intrisa di testimonianze storiche, ha invece dirottato le sue offerte mirandole ad attrattive commerciali, oltre che culturali. Roma potrebbe benissimo affiancare all'enorme offerta culturale un’ attrattiva commerciale, di svago, culinaria. Lo fa? A mio avviso lo fa in maniera disordinata e senza le strutture logistiche di accoglienza necessarie. Ho voluto fare questo preambolo prima di riprendere il percorso della strada che mi avrebbe condotto a Termini, affinché sia ben chiaro il senso della mia riflessione. Per deformazione, o forse meglio dire formazione, professionale ho il vizio di osservare criticamente quello che mi circonda: l'elemento umano quale elemento del contesto generale, interagente, integrante, dove ogni sua azione si ripercuote in maniera virale sugli altri che insieme animano il contesto sociale. In piazza di Spagna mi imbatto in un gruppo di agenti della Polizia Municipale; parlottano tra loro, rilassati sotto il sole cocente di luglio, difficilmente potrebbero portare l'attrezzatura della quale, anche d'estate sono dotati i loro colleghi inglesi. I " bobbies" hanno una dotazione importante, tra cui spicca l'immancabile giubbotto anti proiettile e il famoso elmetto. Uno degli Agenti si accorge che una turista era entrata nella vasca della fontana della piazza, con molta naturalezza, mentre i suoi colleghi restano a discutere immobili, l'agente si allontana di qualche metro, si avvicina alla vasca, estrae il fischietto e vi soffia leggermente dentro, forse per non spaventare gli altri turisti. La ragazza, che era entrata nella vasca per farsi fotografare, dopo lo scatto della macchina fotografica lentamente raggiunge il bordo, lo scavalca e ritorna al suo posto, dove rimane, senza nemmeno girarsi verso il Poliziotto, quantomeno per chiedere scusa. L'Agente, soddisfatto del risultato, ritorna a conversare con i suoi colleghi. Nulla da eccepire per il comportamento elegante e sereno tenuto dal Vigile se si considera il risultato immediato, mentre se si analizza la funzione alla quale sono posti gli agenti e si paragona il combinato funzione/strumento/effetto, le risposte a mio avviso risultano carenti. Il Poliziotto in quel momento si era trovato di fronte ad una violazione alla cui vigilanza era preposto. La violazione prevede senza dubbio una sanzione, la sanzione ha innanzitutto una funzione di deterrenza, la quale viene meno se essa non viene applicata, specie in un contesto pubblico, ovvero allorquando una moltitudine di persone assiste ad una violazione alla quale non segue l’ adeguata applicazione. Quindi, considerando le risorse umane impiegate per svolgere quella funzione, almeno cinque Agenti ed il risultato ottenuto, appare evidente lo sperpero di forze, ritengo dovuto, più che ad una cattiva gestione, ad una scarsa formazione. Continuo il mio viaggio e raggiungo la vicina stazione metro. Mentre sto per accingermi a salire sul treno mi accorgo della presenza di un gruppo di ragazzini chiaramente "rom" ma con indosso vestiti puliti e conformi all'abbigliamento comune. Mi guardo intorno e noto che si dispongono, insieme ad alcune donne della stessa etnia, lungo tutto il marciapiede, così da poter salire su tutti i vagoni. Davanti a me un ragazzino di circa 12 anni si accalca a ridosso della gente che sta per salire sulla carrozza, mi avvedo immediatamente del suo tentativo di infilare la mano destra all'interno di una borsa di una turista indiana, che con il marito e la figlia si apprestano a salire. Ho giusto il tempo di afferrarlo per il collo, avendo cura però di non provocargli lesioni e di scaraventarlo fuori dalla carrozza, prima che il furto sia compiuto; il treno chiude le porte e riparte. Apro un piccolo dialogo con la famiglia indiana che si era accorta dell'evento, ed in inglese, con un po' d' imbarazzo, cerco di spiegare che questo succede in tutte le città del mondo. In cuor mio so che non è così, almeno non così evidente e grave, ma mi vergogno, provo vergogna per quello che accade a Roma, la capitale della mia amata nazione. Alla fermata successiva, "Barberini”, dalla carrozza che precede la mia vedo scendere alcuni turisti che rincorrono altri Rom, sono tanti, hanno fatto razzia di portafogli. I commenti in inglese sulla carrozza sono impietosi, giustamente impietosi; c'è chi controlla con ansia la borsa. Giungiamo a Termini e rieccoci: da tutte le carrozze scendono turisti che si lamentano di essere stati borseggiati, una vergogna, non posso far nulla tranne che chiamare il 113 (ore 15:11). All'operatore, dopo essermi presentato come ex collega, spiego l'accaduto; il giovane poliziotto mi suggerisce di rivolgermi agli addetti che avrei trovato ai "gate"; mi rendo conto che non è in grado di accogliere una segnalazione, non è stato formato abbastanza, allora gli suggerisco di attivare i canali dedicati e di avvertire chi di competenza e attacco. Sembra quasi che situazioni del genere, essendo all'ordine del giorno, siano state somatizzate dalla società e da chi deve proteggere quella società. Ora, non voglio sembrare uno sprovveduto e non lo sono, conosco le dinamiche sociali che portano alla devianza, ne ho scritto anche dei saggi e non credo che la situazione sia irreversibile, che sia parte di un processo culturale di alterazione e di assuefazione, ma prima di concludere con quelle che ritengo possano essere delle ipotesi di risposta, che seguiranno alle critiche, voglio terminare il mio viaggio alla stazione Termini. Avendo l'esigenza di anticipare la partenza mi metto in fila, dopo aver fatto la fila per avere un biglietto con un numerino, per accedere allo sportello assistenza clienti di Trenitalia. Il mio numero è il 787, secondo il tabellone elettronico stanno servendo il nr. 580. La coda si preannuncia lunga. Con me, ci sono altri malcapitati, di cui il 70% circa stranieri, molti sono seduti per terra sulle valige, io ed altri, in uniforme di rappresentanza "giacca e cravatta", siamo costretti a stare in piedi in media per 70 minuti. Non ci sono panchine né tantomeno comode poltrone. La ciliegina sulla torta? L'arrivo di un'altra Rom, poi di un indo-pakistano, poi di un romano. Tutti parlando un quasi perfetto inglese, almeno per quel poco di vocabolario necessario, cercano di convincere i clienti in coda a seguirli alle vicine macchinette elettroniche per l'emissione dei biglietti, dove li avrebbero assistiti ovviamente per truffarli in qualche modo. Mi prodigo per spiegare ai turisti in inglese di fare attenzione che potrebbe essere una frode e di non seguirli. Nel frattempo giunge una guardia giurata che allontana due rom, mi avvicino per dirgli che ce ne sono altri, ma il giovane poliziotto privato quasi non mi sente, come dicono a Roma "scialla", costringendomi a cambiare tono e ad assumere una postura professionale. La guardia si rende conto che forse sono rognoso, ma si limita a dire: "infatti li sto mandando via". Il ragazzo in divisa è solo, annoiato, accaldato, ma soprattutto immotivato e impreparato, e comunque quello non sarebbe il suo compito, in quanto a mio parere non è stato dotato degli strumenti giuridici e della preparazione per poter intervenire professionalmente. In sintesi, qual è l'elemento che è mancato nel tragitto tra Piazza di Spagna e Roma Termini? Sono tanti, ma cominciamo da uno: l'elemento delle risorse umane, quei 5 vigili che erano intenti a dialogare tra loro, se fossero stati impegnati in un attento pattugliamento e suddivisi per zone avrebbero multato la turista che era entrata nella vasca della fontana; avrebbero fatto da deterrente e probabilmente avrebbero potuto arrestare almeno un borseggiatore ed avrebbero potuto identificare e far accompagnare in questura i truffatori. Quei turisti derubati, coloro che sono dovuti rimanere in coda per più di un’ ora per fare un biglietto alla stazione, non solo difficilmente torneranno a Roma, ma faranno da veicolo di marketing virale negativo. Tornando al servizio Customer Care di Trenitalia, non si capisce perché su circa 20 postazioni disponibili, solo 6 erano attive, quindi nel caso fossero state tutte funzionanti, i tempi di attesa si sarebbero ridotti sensibilmente, in media intorno ai 20 minuti. Mi diranno quelli delle ferrovie: "spending review", io risponderei: “no!” quantomeno ignoranza gestionale, perché finché ci sono clienti, vuol dire che ci sono incassi, quindi il personale non andrebbe tagliato, piuttosto incrementato e se i loro conti risultano in rosso, allora sarà colpa della cattiva amministrazione non della mancanza di lavoro. Concludo, Signor Sindaco, augurandole di poter attivare le necessarie riforme, strutturali, culturali e logistiche, affinché Roma possa ritornare ad essere la meta più gettonata al mondo, ne ha tutti i diritti e tutte le possibilità, basta un po' di buona volontà da parte di tutti. Con stima, 15/07/2013 Claudio Loiodice

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