In ricordo di Carlo Pepi

  


Carlo, c’è chi ti ha chiamato il “Don Chisciotte dell’arte”. Si sbagliava: sei stato un paladino della legalità. Un paladino munito di expertise, certificata – su nostra indicazione – dalla Fondazione Antonino Caponnetto.

Ricordiamo quel giorno in cui ti premiammo: commosso, come sempre, ma pieno di grinta nel denunciare i falsari. Non hai mai temuto nulla. Ora che incontrerai tutti gli artisti, il primo ad accoglierti sarà Modigliani, che ti dirà:

“Bischero d’un pisano, tu m’hai difeso, tu hai denunciato, tu hai protetto la mi’ figliola finché hai potuto. Pensa che da qui, io, Utrillo e Soutine, quei due matti, si diceva: ma come fa Carlo a far paura a tutti i potenti falsari?”.

Un noto critico d’arte, quando a Viterbo ti alzasti per dirgli che stava presentando delle schifezze, non ebbe il coraggio di replicare. E poi a Genova, dove pensarono di umiliarti: un avvocato, durante il processo, ti sbeffeggiò chiamandoti “il critico dal pendolino”. Ma dovette ricredersi: tutto il materiale da te indicato non fu ritenuto autentico o venne giudicato dubbio. Proprio come avevi sentenziato tu. Anzi, meglio: il tuo occhio.

“A Palermo ci sono due falsi, andate a controllare”. Ed erano davvero falsi, subito sequestrati.

Decine sono stati i nostri incontri, nei quali, con pazienza e determinazione, hai cercato di raccontarci tutto e tutti i nemici dell’arte. Ora, con il magone, ti salutiamo ricordando il tuo insegnamento:

“Guardate questo dipinto e perdetevi nella sua profondità. Se un’opera non ha profondità, non è un’opera… ci vuole occhio”.

In qualche modo ci hai lasciati soli, ma sappiamo che anche dal luogo fantastico dove ti sei diretto riuscirai a far fare qualche “bischerata” ai falsari. Facci sapere: troverai il modo, e noi presenteremo a tuo nome l’ennesima denuncia.

Addio, paladino della legalità.

I tuoi amici,

Dania Mondini e Claudio Loiodice




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