Ilva, Taranto, Italia di Angelo Ivan Leone

 



La sentenza che si è avuta sull'Ilva è stata definita, da più parti, come una sentenza storica. Effettivamente è una storia, questa, paradigmatica di come si è inteso il progresso in Italia. 

Il famoso sviluppo senza progresso di cui parlo' e superbamente descrisse Pier Paolo Pasolini. Lo sviluppo senza progresso che fu costante dell'operato della azione economica della Prima Repubblica, da tanti ancora oggi rimpianta, specie se confrontata con le equipe governative successive. La sentenza dell'Ilva, insomma, va ad investire la nostra classe dirigente passata e presente dinanzi alla quale stanno non gli anni di galera, ma quei morti, tanti, che inchiodano tutti e ciascuno di loro ad una responsabilità molto più grave di quella penale.

La responsabilità morale di aver reso la terra che i greci amarono e fecondarono con il loro genio, una colonia di acciaio, cemento e morte. Una sorta di autolesionismo totale, l'odio per la bellezza e il mero appagamento economico non possono e non devono più giustificare un tale scempio. Ci auguriamo che la sentenza "storica" sia di insegnamento per qualcuno. Ce lo auguriamo, ma ci crediamo un po' meno, perché, come ci ricordava il titano Antonio Gramsci, che a questa storia ha tanto dedicato di se stesso, perché questa tragedia dell'Ilva non è altro che un esempio della Questione Meridionale, "La storia è maestra ma non ha scolari".

Commenti

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. Certo che la storia italiana del secolo scorso, che pare continuare tuttora, denota come in Italia si sia confuso il progresso con un sano sviluppo. Forse ciò è avvenuto da noi più che in tanti altri paesi europei che, pur investendo in industrializzazione, hanno da sempre avuto un cuore green puntando ad uno sviluppo sostenibile. In Italia, invece, la corsa ai facili guadagni e la corruzione endemica di taluni, di stampo mafioso, hanno tolto ossigeno ad un popolo sostanzialmente etico e provato dalla Seconda Grande Guerra.
    Oggi, mentre celebriamo il 75simo anniversario dall'istituzione della Repubblica Italiana, ci accorgiamo che tanto cammino c'è ancora da fare per ricostruire un Paese più sano e moralmente integerrimo.

    RispondiElimina

Posta un commento