Lumia: Ius soli, una legge da approvare per promuovere integrazione e sicurezza

Sullo Ius Soli la polemica continua a divampare. Al Senato abbiamo iniziato con gli scontri e nelle prossime settimane la battaglia si preannuncia rovente. Molti ignorano che il problema si pone per quei bambini, figli di immigrati, nati in Italia. Forse è utile spiegare bene cos’è lo Ius Soli. In termini formali questa legge tanto discussa stabilisce il principio in base al quale chi nasce in un Paese acquisisce la nazionalità propria di quel Paese. In termini molto concreti dobbiamo pensare a quei bambini nati in Italia, che pensano in italiano, assumono l’inflessione dialettale del territorio in cui vivono, il palermitano per chi abita a Palermo, il milanese per chi vive a Milano … e così via. Bambini che giocano come giocano i bambini italiani, studiano sugli stessi libri, mangiano gli stessi cibi, ascoltano la stesa musica, praticano gli stessi sport, tifano per le squadre di calcio di cui tutti noi siamo tifosi e cantano l’inno nazionale quando gioca l’Italia. In sostanza si tratta di bambini italiani a tutti gli effetti. Perchè negare loro la cittadinanza? Quale paura? Quale minaccia per la nostra italianità? Niente di tutto ciò, perchè sono già italiani che vivono da italiani e come tali li dobbiamo pensare quando trattiamo il tema della legge sullo Ius Soli. E’ possibile un’altra strada? E’ facile prevederla. Rischiamo di imboccare la via odiosa della discriminazione, ma ancora peggio il rischio più alto è quello di fare sentire questi bambini figli di un dio minore e fare covare in loro un sentimento che non hanno magari mai conosciuto prima: l’estraneità imposta rispetto all’identità e ai valori del Paese in cui sono nati e cresciuti. Le conseguenze rischiano di essere disastrose, perchè questi italiani resterebbero in Italia con l’idea di essere rifiutati dal proprio Paese. Lo Ius Soli va, pertanto, liberato dai pregiudizi e dall’approccio ideologico contro gli immigrati. Il gioco elettorale, tutto strumentale e funzionale a raccattare voti in vista delle prossime elezioni, non può essere utilizzato per dividere la nostra società e isolare l’Italia da una visione moderna, che non incrina il valore della nostra cittadinanza ma semmai gli da più forza e capacità di espansione. La cittadinanza, infatti, quando si chiude si insterilisce e perde energia e futuro. Quando si apre, seppur in modo molto regolato, diventa capace di dare significato proprio all’umanità che in quanto italiani abbiamo dentro. Essere aperti vuol dire, allora, dare più forza alla nostra identità italiana, come un’identità capace di proiettarsi nel futuro senza paura e senza egoismi, sentimenti tipici dei deboli e degli insicuri che si pongono in contrasto con i nostri valori democratici e costituzionali. D’altra parte se dovessimo guardare alla nostra storia non avremmo dubbi. Gli italiani e i meridionali in particolare hanno vissuto, soprattutto nel passato, quel senso di rabbia e di indignazione che scattava quando da emigranti si veniva discriminati sol perchè stranieri e per di più, essendo italiani, bollati come mafiosi. La memoria di questa vera e propria ingiustizia deve oggi farci riflettere su i possibili errori che si commettono quanto si scatena la caccia all’immigrato. Nello stesso tempo, soprattutto noi progressisti, dobbiamo comprendere che non va sottovalutata la necessità di predisporre una ancor più rigorosa e governata accoglienza, che va misurata sulle reali capacità e possibilità che abbiamo nel nostro Paese e nei nostri territori. Ma attenzione la legge sullo Ius Soli comunque non riguarda gli immigrati in generale, ma solo i loro figli nati in italia e che rispettano le regole presenti nel nostro Paese. La legge sullo Ius Soli va, pertanto, presto approvata e va considerata un traguardo positivo anche per l’Italia. Certo, bisogna avere lo stesso coraggio che si è avuto quando il Parlamento ha rotto gli indugi e ha approvato, seppur in ritardo rispetto a molte altre società avanzate, importanti leggi sul riconoscimento dei diritti civili. E’ opportuno leggere il testo di legge, così come approvato alla Camera ed ora alla valutazione del Senato, per scoprire che si tratta di un lavoro ben fatto che prevede un sistema di regole per accedere allo Ius Soli. Ad esempio, i criteri di inclusione scolastica previsti definiscono una sorta di itinerario culturale capace di rendere il nostro Paese più attento all’integrazione e in grado di evitare quel senso di estraneità che in altri Stati ha fatto crescere odio e rancore, anche in ragazzi figli di immigrati seppur nati in realtà molto avanzate come la Francia, l’Inghilterra o la stessa Germania. La discussione naturalmente è aperta. Anzi è bene che le diverse opinioni si confrontino in modo civile, perchè l’approvazione di questa legge, così come avvenuto per le unioni civili, provvedimento a me tanto caro, sia l’occasione per guardarsi dentro e rafforzare quel “modello Italia” che sul tema dell’immigrazione comincia ad essere ritenuto in tutta Europa sano e per certi versi vincente, anche nella prevenzione al terrorismo. Un modello comunque da migliorare, affrontando con la dovuta serietà e il dovuto rigore il versante della lotta alle mafie straniere e il contrasto ai circuiti criminali, anche di piccolo cabotaggio, in cui spesso si inseriscono gli immigrati. Mafie e circuiti sui quali non si può avere un atteggiamento accondiscendente o passivo, piuttosto bisogna reagire con fermezza e durezza come abbiamo imparato a fare in questi ultimi anni con le mafie e la criminalità interne. La legge sullo Ius Soli va attentamente seguita e man mano che il confronto e il dialogo avanzano tutti siamo chiamati ad arricchirci delle più moderne visioni culturali e progettuali, evitando di scadere in volgari polemiche o in squallide strumentalizzazioni. Giuseppe Lumia

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