RICEVO DALL'AGENTE MEGAN

Una Giustizia a misura di bambino

Tutti siamo rimasti avvolti nella spirale della seduzione di immagini, parole, suoni, trasmessi da Tv, radio, giornali, almeno una volta nella vita.
In particolare quando poi accade di soffermarsi  a commentare quanto propinatoci dalle TV,  ci si ritrova spesso - anestetizzati dal virtuale  - invischiati in qualcosa di estremamente suggestivo.

Le notizie che circolano, troppo spesso senza controllo da parte del Garante delle comunicazioni, rischiano di produrre anche innamoramenti di tesi, di teoremi che rischiano di non illuminare nella giusta direzione verso la verità. Questo avviene quando talvolta sono corredate da punti di vista ed emozioni dell'autore e/o conduttore, quando spesso vengono recepite solo dal web e non si pongono limiti nella narrazione degli accadimenti. 

Cosa ben più grave se tra i protagonisti delle crude esposizioni mediatiche troviamo i minori.

Abbiamo assistito a un silenzio che in passato ha coperto troppe disattenzioni nei confronti dei bambini, oggi invece di ritrovarci arricchiti da un diverso senso di responsabilità, da una moderna consapevolezza verso il loro essere individui, amaramente assistiamo a mortificazioni mediatiche, improvvisazioni di tribunali televisivi, e tutto questo per un'opera di suggestione della TV spazzatura o peggio ancora della rete internet.

Questo non giova alla nostra società e tantomeno alla Giustizia.

Sarà sicuramente opportuno che il Consiglio Superiore della Magistratura ponga alla riflessione, tra gli argomenti di studio per giudici e magistrati,  anche le suggestioni mediatiche che giungono ai soggetti processuali prima di ogni  processo, rischiando di incidere sulla sua giustezza stante il pericolo per  l'accertamento della verità.

Proprio alla luce del rumore mediatico che circondò la vicenda, avuta la   notizia dell’archiviazione, da parte del G.I.P. del Tribunale di Padova dott.ssa Domenica Gambardella, del procedimento a carico degli Agenti di Polizia e dell’ex capo del Settore dei Servizi sociali, che eseguirono il provvedimento con il quale era stato stabilito il definitivo allontanamento dalla madre del bambino di Cittadella, non possiamo che sentirci sollevati da un peso che gravava anche sulle nostre coscienze, per aver concesso qualcosa o troppo a quelle immagini devianti, per averle commentate, per avere in qualche caso espresso apodittiche prese di posizione.

Ma non possiamo fare a meno di pensare anche a quel bambino e a tutti quei bambini proiettati prepotentemente in realtà virtuali che non appartengono loro, alla violenza di  tipo mediatico che poi li accompagnerà nella crescita e nello sviluppo della personalità.

Dovremmo adesso riflettere su quanto tempo ancora -attraverso Youtube- dovranno viaggiare le immagini terribili di quella separazione; dovremmo ora riflettere sulla possibilità che tanti minori abbiano potuto assistere a quello "scempio mediatico", e soprattutto dovremmo domandarci quanto la violenza di quelle immagini non censurate possa produrre effetti negativi, con conseguenze anche nella socializzazione e nell'apprendimento dei nostri ragazzi.

Il 17 novembre 2010 il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa aveva emanato linee guida proprio sulla Giustizia a misura di bambino. La Corte Europea si era infatti già espressa ed aveva chiaramente individuato tra i diritti dei fanciulli il rispetto della sua vita privata, che richiede l'adozione di codici di condotta per gli organi di informazione e per i giornalisti.

Auspichiamo così che arrivi presto la censura su quelle tristi immagini del bambino di Padova, e che questo atto costituisca una tappa importante nel cammino professionale di giornalisti ma anche giuristi, poliziotti e operatori sociali, tutti sempre più consapevoli di doverlo percorrere assieme per il fine ultimo che resta uno Stato di Diritto.
Polizia, Scuola, Famiglia ma anche mass media insieme, dunque, per migliorare il rapporto di fiducia tra le parti e garantire la costruzione di un ponte tra la famiglia, i minori e la società tutta.
Questo prima di poter scegliere come unica alternativa il portone di un Tribunale.
Perché allora sì che avremmo fallito come individui, nel non aver assennatamente fatto uso di quel dono grande che è la parola, la capacità di dialogo, o meglio ancora l'intelligenza.

Rete quindi non come somma di individualità ma come ristrutturazione organica di un nuovo sistema sociale fatto di persone che imparino a confrontarsi, parlarsi, che tengono conto delle specificità di ciascuno, ma anche che possano trascendere le medesime.

E' una promessa che facciamo a quel bambino ogni giorno, e intendiamo mantenerla nei confronti di tutti gli altri bambini.

Una poliziotta


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