RIFLESSIONE SU ARTICOLO FATTO QUOTIDIANO SU VERBALE SPATUZZA di Claudio Loiodice

Sto leggendo l'articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano nel quale viene riassunto in poche righe un verbale di 80 pagine, redatto il 26 giugno del 1998 presso il carcere de L'Aquila  dal compianto Procuratore nazionale antimafia dott. Vigna e dall'allora Sostituto Pietro Grasso, all'epoca ai vertici della DNA. Davanti a loro sedeva Gaspare Spatuzza, non ancora  pentito e già condannato, con sentenza di primo grado, all'ergastolo. Non si trattava di un interrogatorio tipico, cioè con le garanzie di difesa, ma di un "colloquio investigativo" che in quel caso era propedeutico all'inizio di una possibile collaborazione del mafioso, previsto dalla legge come una sorta di "intervista" tendente a spingere alla collaborazione del mafioso e ad acquisire elementi informativi assolutamente inutilizzabili da un punto di vista inquirente se non ribadite e confermate in sede processuale. Mi chiedo quale sia lo scopo di questa pubblicazione di oggi e se esiste un disegno per una campagna denigratoria nei confronti del Presidente Grasso. Come sempre vorrei tentare di rispondere, secondo la mia esperienza, pragmaticamente. Basta leggere le prime pagine del verbale per rendersi conto che i due alti magistrati, esercitando le doverose  prerogative previste dalla legge, ritennero allora di svolgere alcuni colloqui con Spatuzza nell'intento di informarlo sui benefici che la legge prevede per i collaboratori di giustizia. Ovvio che Grasso e Vigna per prima cosa cercavano di valutare la novità e l'importanza delle dichiarazioni di Spatuzza, soprattutto in presenza di altre dichiarazioni già passate al vaglio della magistratura giudicante e diametralmente opposte a quelle cui accennava il detenuto, che ribadiva di non essere intenzionato a collaborare con i magistrati. La cautela era d'obbligo e il fatto stesso che i due magistrati più volte fecero visita al detenuto mafioso, in coppia e non separatamente, è prova dello scrupolo e dell'onestà intellettuale dei due procuratori nazionali e dell'assoluta intenzione di ricercare la verità, anche a costo di sconfessare altre inchieste fatte da loro stessi o da altri colleghi. Del resto, lo strumento del colloquio investigativo serve proprio a questo, a instaurare una sorta di contatto per la collaborazione futura e verificare se ne sussistono i presupposti e le condizioni richieste dalla legge. A poco sarebbe perciò servito un loro eventuale  tentativo omissivo a copertura di chicchessia, dato che poco dopo il carcerato le avrebbe sottoscritte davanti all'Ufficio Inquirente, in caso di formale collaborazione. Nonostante il ripetuto ed assoluto rifiuto di Spatuzza, il Procuratore Vigna prese le opportune iniziative per informare la Procura di Caltanissetta sulle perplessità che potevano emergere dalle dichiarazioni di Scarantino. E' un dato di fatto che dopo qualche mese, nel settembre 1998, Scarantino ritratterà le sue dichiarazioni accusatorie nei confronti di alcuni imputati dei processi sulla strage di Via d'Amelio sostenendo che gli erano state estorte dagli inquirenti con minacce e vessazioni in carcere. Ma piuttosto che causare una revisione delle precedenti acquisizioni dibattimentali, le ritrattazioni dello Scarantino vennero utilizzate per incriminarlo per calunnia e nel novembre del 2002 verrà condannato a 8 anni di reclusione. Per quanto riguarda il Totò La Barbera che il "Fatto" mette in relazione ai due funzionari di Polizia Arnaldo e Salvatore La Barbera, negli anni 80 e 90 ho più volte collaborato con la Squadra Mobile di Palermo e non ho mai sentito chiamare nessuno dei due Totò: Arnaldo era semplicemente il "Capo" e Salvatore era chiamato da tutti " u nicu" ovvero il piccolo La Barbera. Peraltro i La Barbera sono una famiglia mafiosa facente capo al defunto Salvatore, che ha retto per decenni il mandamento di Borgo Vecchio, Porta Nuova e Palermo Centro,  ma per essere ancor più concreti basta contare quanti portano quel nome: nella sola Sicilia se ne contano 658, quasi tutti concentrati nella provincia palermitana,  su un totale nazionale di 858. Il perché Piero Grasso non abbia chiesto altre informazioni sul fantomatico manovratore "Toto La Barbera", sta nel fatto che, a differenza di chi ha scritto l'articolo odierno, conosce la realtà palermitana, sa quanto sia diffuso quel cognome anche tra le famiglie mafiose e infine ritiene che gli approfondimenti investigativi per l'identificazione del soggetto siano di stretta competenza del magistrato inquirente; a lui e a Vigna spettava solo il coordinamento delle varie Procure territorialmente competenti, l'eventuale avvio della collaborazione di Spatuzza e infine quell'impulso informativo per provocare ulteriori indagini che produsse la ritrattazione di Scarantino, che però non poté trovare conferma in dichiarazioni legalmente acquisite di Spatuzza e di altri collaboratori. Se vi fosse stato intento di "depistaggio" o copertura del "depistaggio" credo che i due alti Magistrati avrebbero avuto altri mezzi a disposizione, primo fra tutti quell'elemento psicologico, che può condizionare la decisione del collaboratore: sarebbe bastato sostenere che non c'erano speranze, in quanto, in previsione di un  ergastolo  passato in giudicato, non avrebbero potuto concedergli nulla. Bastava non far riferimento, come invece intelligentemente fece il Presidente Grasso, agli affetti familiari; da siciliano a siciliano, gli fece  presente di quanto sia importante mantenere la patria podestà, continuare a seguire i figli nella loro crescita, o ancora, abbandonare quella famiglia effimera che è la mafia, che aveva abbandonato Spatuzza dopo averlo sfruttato come soldato assassino e stragista. Allora? qualcuno ha ancora dubbi sull'onestà professionale e intellettuale di Piero Grasso e del "maestro" Pier Luigi Vigna? Io no e sono qui a gridarlo senza demagogia e con la schiena dritta. Se fosse ancora vivo il nonno Nino, state pur certi che ne avrebbe "cantate quattro" a chi tenta di minare l'onorabilità di onesti servitori dello Stato. Claudio Loiodice Rappresentative UK Fondazione Caponnetto Londra

Commenti