LA CATTIVERIA... Riflessione di Claudio Loiodice

Il recente drammatico evento di Nizza ha provocato una serie di reazioni e commenti, alcuni dei quali veramente ridicoli. Il criminale terrorista è stato addirittura in un primo momento indicato come un pazzo; il padre di questo bastardo, già segnalato per la sua vicinanza al radicalismo islamico, si è affrettato a dire che a suo figlio, sin dall’adolescenza, era stato diagnosticato un disturbo della personalità.
Persino le Autorità, che anche questa volta hanno dimostrato una preoccupante incompetenza, avevano cercato di attribuire il diabolico gesto ad un pazzo solitario, affetto da chissà quale morbo. Come si può pensare che alle dieci di sera un TIR possa consegnare gelati nel centro di una città come Nizza dove la circolazione di mezzi pesanti è sempre vietata? Un mio collaboratore locale e mussulmano, ha raccolto delle informazioni, che non possiamo ovviamente controllare, secondo le quali il pluriassassino sarebbe stato un informatore della polizia e questa potrebbe essere la ragione del fatto che i poliziotti l’abbiamo lasciato passare.
Tornando ai disturbi della personalità, vorrei precisare che già nel III secolo a.c. Teofrasto, allievo di Aristotele, classificò gli ateniesi in 30 caratteri differenti. Molti secoli dopo, grazie anche agli studi teosfrastici,  Overbury,  e De La Bruyère prima e successivamente in maniera scientifica Pinel agli albori del 1800, descrisse quelle che lui chiamava “ manie sans dèlire”, ovvero quella condizione maniacale di esplosioni di rabbia senza i segni della malattia psicotica (deliri o allucinazioni).
Io e non credo di essere il solo a pensare che i criminali violenti siano solo dei “cattivi”, persone che potremmo inquadrare tra i soggetti pervasi dal disturbo antisociale di personalità (Cluster B). Questi elementi hanno l’attitudine a ignorare le regole e gli obblighi sociali, impulsivi e irresponsabili, ostili e violenti, a seguito dei danni che provocano agli altri non provano il sentimento di colpa, non si assumono la responsabilità e incolpano altri (tipico del delatore). Sono inclini all’abuso di alcool e di sostanze e non riescono a mantenere costanti le relazioni affettive.
Se lette attentamente queste caratteristiche sono riscontrabili in tutti gli attentatori che hanno insanguinato l’Europa e non si può dire che essi siano dei folli, sono solo ed esclusivamente dei “cattivi”; dobbiamo essere consapevoli che nell’uomo esiste la cattiveria, che è una condizione personale non molto rara.
Tutti i grandi criminali violenti e sanguinari sono dei “cattivi”, deviati; la devianza non è altro che il contrario della normalità, quella normalità così concepita ora e in questo luogo, ed ecco perché noi li chiamiamo “antisociali”, maniaci senza delirio, come affermava Pinel.
Per assurdo non esiste nessuna differenza di dinamica psicologica criminale tra chi spacca una vetrina e chi compie una strage, semmai la differenza sta nell’intensità e nella gravità dei danni provocati; entrambe le azioni sono frutto di un comportamento violento antisociale compiuto da soggetti che per convenzione abbiamo schematizzato come “disturbati”, che possono anche essere prive di delirio.
Ora, chi provoca questi disturbi? Verrebbe da dire la società, che ovviamente non è perfetta e che ha le sue colpe; società alla quale gli stessi “cattivi” appartengono, e che non di rado ne sono ai vertici. La vera ragione sta invece nella natura stessa degli esseri umani, specie di sesso maschile, invasa da una significativa componente di cattiveria.


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